Anche quest’anno immancabile arriva la settimana italiana dedicata alla musica: la settimana del Festival di Sanremo. In questi giorni non si parla di altro. In ogni pagina di giornale c’è un riferimento al festival, qualsiasi sito di informazione ha almeno un articolo dedicato al tema.
L’Italia anche qeust’anno si è divisa in due: chi è d’accordo con le scelte stilistiche del direttore artistico, chi ne ha criticato ogni sfaccettatura. Chi non smetterebbe mai di ascoltare le canzoni del festival, chi ne è già annoiato. Chi questa settimana ha eliminato dalla propria agenda qualunque appuntamento pur di non perdersi nemmeno una puntata, chi ogni sera disgustato cambiava canale (per rendersi conto – con rammarico – che in nessun altro canale televisivo c’era qualcosa di interessante da vedere, vittima della congiura del palinsesto monotematico).
In questi giorni mezza Italia ha ripetuto come un mantra lo slogan del festival “Perché Sanremo è Sanremo!” e l’altra metà degli italiani si è subita questa litania, senza ribellarsi.
Perché Sanremo fa parte delle tradizioni italiane, come il pranzo della domenica o gli gnocchi del giovedì. E’ qualcosa di così profondamente radicato nella nostra cultura che gran parte degli italiani non solo non rinuncerebbe mai a questa tradizione, ma la aspetta tutto l’anno come fosse la vigilia di Natale.
Se non l’avessi visto con i miei occhi non ci avrei creduto, eppure anche quest’anno in una chat condivisa con un gruppo di amiche è arrivata la foto di Angela (si, proprio quella Angela che ha ispirato un altro mio articolo quest’anno), che in pigiama sul divano sfoggiava una copia di “Chi” ed una ciotola di pop corn mentre sullo sfondo si vedeva il suo camino accesso e la tv sintonizzata su RaiUno.
Sono passati anni, milioni di edizioni, presentatori, cantanti, ma lei è sempre li, come quando era bambina a guastarsi il suo imperdibile evento e tutte le emozioni che ne derivano.
A vedere la foto ho sorriso, poi sono diventata seria e fuori da ogni irnoia ho realizzato quanto siano importanti per tanti di noi le tradizioni.
Quanto potere ha sul nostro presente quello che facevamo nel passato?
Ognuno di noi si porta dietro un bagaglio di tradizioni, di piccoli rituali da seguire religiosamente, di abitudini cui non rinuncerebbe mai per tutto l’oro del mondo.
In ognuna di noi, in ogni donna, in ogni figlia, in ogni nipote, in ogni futura sposa c’è un pezzettino di cuore legato al passato.
Ad ognuna di noi poi è lasciata la possibilità di farsi influenzare da quel passato o di opporsi completamente, di ripercorrere diligentemente quei rituali o di tracciare una strada diversa.
Il matrimonio è uno di quei momenti in cui tu sei costretta a scegliere cosa fare. Adeguarti o ribellarti.
Guardare Sanremo, in pigiama sul divano come ogni anno, o cambiare canale cercando con tutte le tue forze di ignorare l’argomento.
Non so che opinione hai del festival, ma come ti dicevo prima, so che in un modo o nell’altro finirai per essere contagiata da ogni tormentone che da festival deriverà.
Esattamente come succede quando si parla di matrimonio. Non importa se hai intenzione di indossare l’abito da sposa di tua madre o di scegliere un abito sbarazzino e nemmeno bianco. Ci sono alcune tradizioni legate alle nozze alle quali non potrai sfuggire. Perché come il festival di Sanremo sono così profondamente radicate nella nostra cultura che rinunciarvi è praticamente impossibile.
Ad oggi, nell’era della globalizzazione, le usanze legate al matrimonio all’italiana si sono intrecciate a quelle provenienti da altri Paesi.
Pensa soltanto alla tradizione delle damigelle di nozze, a quello stuolo di amiche tutte vestite nello stesso modo, che fanno da corredo alla sposa. Damigelle e testimoni di nozze sono due cose diverse, con due ruoli diversi (magari approfondiamo l’argomento la prossima settimana) e non importa quanto antica sia l’origine di questo ruolo e che questo risalga all’antica Roma, ciò che conta è che nei matrimoni all’italiana, questa figura non esiste. Tanto è vero che alcune spose alla domanda “avrai le damigelle” rispondono con un secco “no, non voglio fare un matrimonio all’americana”.
Quello a cui mi sto riferendo non sono le mode che arrivano da oltre oceano, ma sono tutte le sfumature di “italianità” che colorano il matrimonio nel nostro paese, il matrimonio di tutte.
Ti immagino con l’aria scettica che rispondi che tu non seguirai nessuna tradizione, che il tuo matrimonio sarà diverso ed originale, che ti tapperai le orecchie e non ti farai contagiare dalle idee di nessuno.
Ma credimi c’è almeno una tra queste 6 tradizioni che ti troverai a includere nel tuo matrimonio che tu lo voglia o no.
Raccontami nei commenti a quale non rinunceresti mai.
1. I confetti
Coraggio ammettilo, non c’è matrimonio senza confetti. Può esserci un matrimonio senza bomboniera se proprio non ti piace l’idea, ma senza confetti no.
In Italia amiamo così tanto i confetti, che ne abbiamo inventati per celebrare ogni evento, la nascita, la comunione, la laura e persino la maggiore età. Al giorno d’oggi i ragazzi 18enni magari non penserebbero mai di regalare i confetti al temine della loro festa in discoteca, ma trovami una sposa che rinunci a questo delizioso dolcetto.
In Italia amiamo così tanto di confetti, che quando dagli stati uniti è arrivata la moda degli sweet table, la abbiamo adottata al punto da dimenticare marshmallow, leccalecca e caramelle e trasformare quel tavolo in un angolo in cui potessero essere gli indiscussi protagonisti: l’angolo della confettata.
Pensa che ora questo tavolo, che permette di degustare vari tipi di confetti, aromatizzati e farciti con i gusti più disparati (i miei preferiti resteranno sempre i “ricotta e pera” di una straordinaria confetteria pugliese – se vuoi sapere quale scrivimi ;)), dicevamo, questo tavolo ha cominciato persino ad annoiare alcune spose che mi chiedono esplicitamente di non prevederlo alla fine del ricevimento di nozze.
Ad ogni modo la tradizione vuole che nel momento in cui tu li doni, in un sacchettino per la degstazione in loco o insieme al cadeau di matrimonio, i confetti debbano essere 5, perché ciascuno di loro rappresenti e descriva una virtù del tuo matrimoni e sia segno di salute, fertilità, lunga vita, felicità e ricchezza.
Mica poco!

2. Suonare i clacson a fine festa
Io ho origini pugliesi, e con buona pace di mio marito, che viene dal nord e che era contrario all’idea in un nome della sua proverbiale discrezione, quando ci siamo sposati io ho concesso agli amici di scatenarsi fuori la chiesa.
Ho sempre amato anche questo dei matrimoni, quel bel casino giocoso che si sprigiona negli animi di amici e parenti quando gli sposi escono dalla chiesa.
In quel momento si lancia il riso, si fanno volare le colombe (altra tradizione italiana, che non è nell’elenco perché applicata solo da pochissime spose), si liberano in aria i palloncini e si fa morire di crepacuore tutti i parroci e le perpetue con i tubi di coriandoli ad aria compressa.
Ma perché finirla lì? Nel tragitto tra la chiesa e il luogo del ricevimento si seguono gli sposi nel corteo e si accompagnano lungo il percorso con il suono dei clacson che si rincorre e rimbalza di auto in auto. Quando è primavera e si sente un corteo del genere, in ogni parte di Italia si pensa solo una cosa “arrivano gli sposi”.
E tu, dentro la tua auto, colma di felicità e amore, rinunceresti davvero a quel baccano per farti il viaggio in silenzio?
Piccola nota storica: si dice che il suono dei clacson lungi dall’essere solo un modo goliardico di fare baccano tra le vie della città, abbia il ruolo preciso di allontanare l’ira degli spiriti maligni.
Hai visto mai.

3. Scrivere a mano gli inviti
E qui non si scappa, perché questa non è solo una questione di tradizioni è proprio una regola del galateo.
E io che sbircio sempre cosa succede in America ti informo che lì le spose hanno da anni rinunciato a scrivere da sole le partecipazioni per ricorrere a espedienti salvatempo – quelle maleducate 😛
Pensa che alcuni studi americani di tipografia con cui lavoro offrono un servizio di stampa in caratteri calligrafici degli indirizzi sulle buste. Ma una stampa non avrà mai il sapore di un invito scritto a mano ed una sposa italiana lo sa.
Arrenditi, devi sporcarti le mani e passare almeno una serata a scrivere gli indirizzi sulle tue partecipazioni.
E la scusa del “tanto io le consegno a mano” sappi che non ti esime dall’esercizio di calligrafia perché anche un invito in cui c’è scritto solo il nome del destinatario va scritto a penna (stilografica possibilmente). Fai solo meno fatica, ma non puoi opporti a questa regola ricorrendo alla etichette adesvie (orrore!!), però per fortuna posso darti qualche consiglio per organizzare la tua serata da amanuense al meglio: trovi qui tutto.
Le partecipazioni sono i biglietto da visita del tuo matrimonio, non vorrai mica cominciare con uno scivolone su una buccia di banana così prevedibile?!

4. Un testimone in famiglia
Ecco un’altra di quelle tradizioni che le ragazze italiane mettono in atto senza nemmeno accorgersene.
Quando mi sono sposata io avevo tre testimoni, due tra le mie più care amiche infatti si sono aggiunte all’unica indiscutibile testimone: mia sorella.
Nella cultura italiana è considerato un onore tramandare un testimone da una generazione all’altra e da nord a sud in ogni famiglia che io abbia mai conosciuto si segue questa usanza.

Quella sono io, mi avrai riconosciuto, e la goccia d’acqua che chiude il mio abbraccio è la mia sorellina.
5. La serenata
Sull’argomento esistono molte opinioni, ci sono sposi che non si metterebbero mai in gioco recandosi sotto il balcone di casa della propria fidanzata – dei genitori della propria fidanzata precisamente – per intonarle canzoni d’amori, c’è chi – e il Boss delle cerimonie, il famigerato format televisivo in onda su la7, ce lo insegna – da all’evento una rilevanza tale da ingaggiare impianti audio e band che facciano da supporto.
La serenata diventa quasi una festa di quartiere, con amici e familiari che accorrono da ogni angolo della città per aver un assaggio delle emozioni che gusteranno appieno il giorno del matrimonio. E per gli sposi diventa la celebrazione del loro “arriverderci” all’altare, dato che la serenata, di regola fatta due giorni prima del matrimonio, rappresenta l’ultima occasione che gli innamorati hanno per stare insieme e rispettare un’altra grande regola del matrimonio: il giorno prima lo sposo non deve vedere la sposa.

6. Varcare la soglia di casa in braccio allo sposo.
E quando tutto sarà finito, come non mettere in atto un’altra grande tradizione, quella di varcare la soglia di casa – o più realisticamente della suite di albergo dove passerete la prima notte di nozze – in braccio al proprio sposo.
Anche qui centra un pochino di superstizione, e non saremmo italiani altrimenti. Pare che infatti questa tradizione nasca nell’antica Roma, e voleva evitare che la sposa inciampasse sulla soglia di casa, segno inequivocabile che qualche divinità non vedeva di buon occhio l’unione coniugale.
Allo stato attuale delle cose, dopo una notte di balli scatenati e di emozioni, chiedere al tuo fidanzato di portarti in braccio potrebbe sembrarti come fargli affrontare una prova fisica degna di Rambo, ma credimi, sarà troppo divertente vederlo armeggiare con il tuo abito per cercare la presa più salda con la quale sollevarti…e giacchè sei tra le sue braccia…il resto verrà da se.

Che ti dicevo? Bene o male si finisce sempre con l’essere contagiati dallo spirito di Sanremo.
E non credo siano queste le tradizioni rinunciando alle quali il tuo matrimonio sarà diverso ed originale.
Piuttosto se vuoi sorprendere sono altri i modi, che partono dal tuo abito, dalla location del ricevimento, dallo stile generale della festa, dall’animazione e sono pronta a svelarti ogni segreto per fare del tuo matrimonio un successo.
Perché la mia base newyorkese mi permette di accedere in anteprima alle novità assolute e di guardare il mondo dei matrimoni con una chiave diversa.
Non dimenticare di raccontarmi le tue idee – scrivimi a eventi@silviaamoruso.it – magari una chiave del mio mazzo è proprio quella che stai cercando tu.